Il Nome

Cos'è

E’ necessario sfatare subito tutte le errate convinzioni circa l’etimologia del nome “Lainate”, che lo farebbero derivare da un osco-celtico “liena” (=luogo d’acqua) per la presenza sul territorio dei due torrenti Lura e Bozzente e di numerosi acquitrini e paludi ormai bonificati.
Premesso che gli Osci occupavano il Centro e il Sud dell’Italia e non certo il Nord, dove invece si erano stanziate le popolazioni celtiche, se ne desume facilmente l’impossibilità di un’origine osco-celtica del nome in questione, che troviamo tra l’altro documentato solo a partire da epoche più recenti.

Uno dei testi più autorevoli in fatto di toponomastica lombarda è senza dubbio quello di Olivieri che mette sull’avviso il lettore circa “tutte, o quasi tutte, le vecchie etimologie fondate… su quelle illusorie conoscenze del celtico che si avevano nei tempi andati” e circa il fatto che “l’erudizione storica comune accolse spesso con favore vere e proprie leggende, di origine prettamente fantastica, … forse perchè più vistose e appariscenti”.

Nello studio dei nomi prelatini tra l’altro s’incontrano difficoltà maggiori rispetto a quelle che presentano tutti gli altri tipi di nome, anche perchè le possibilità di ricerca sono limitate: per tutto ciò Olivieri tende di solito a preferire l’origine neolatina.

Alla voce “Lainate” sul “Dizionario di toponomastica lombarda” di D. Olivieri troviamo dunque:
“Lainate, MI, dial. Lainaa; = locus Ladenate sec. XIII (da cud, in carta dal 867, una Via Latenasca, v. Rota, S. Ambr., 16); il territorio ne sarebbe “alquanto arenoso, ma fertile”. Sarà certamente da LATINUS, ma forse nel signif. già notato per il n. di Ladino”.
Per quanto riguarda il significato se ne deduce quindi che si tratterebbe di zone fertile, di facile lavorazione, con una etimologia di chiara origine neolatina dell’età medioevale con riferimento ad una caratteristica espressa dall’aggettivo “ladin”.
Per quanto riguarda invece i due suffissi -ate e -asca il discorso e più lungo.

Olivieri osserva che “questo suff. -ate, come atto a formare aggettivi d’ogni specie, nella nostra regione dovett’essere un tempo, ben vivo e vitale. Talora lo diremmo d’origine etrusca… ma esso fu fecondo di nomi locali in tutto il dominio italico, figure ed iberico”.

G. Rohlfs in “Studi e ricerche sulla lingua e dialetti d’Italia” afferma che i toponimi in -ate sono limitati quasi esclusivamente ai territori occidentali dell’Italia Settentrionale (Piemonte, Lombardia). Olivieri ritiene comunque di non dover postulare per questi nomi un vero suffisso -ate ma un semplice -ate afferma: “ad un certo tempo… si era ridotto ad un -a tronco, accentato; ed i notai vi aggiunsero di loro arbitrio quanto occorreva.

Il Salvioni pensava anzi che tanto i nomi in -acus quanto quelli in -atus (non già quelli in -ate) siano passati nella pronuncia, attraverso quella fase -o… poi abbandonatasi… come troppo volgare per la forma più cittadinesca in -a… a sua volta integrata… ora in -ate, ora in -ago”.
Ed effettivamente il dialetto presenta la forma in -a per Lainate, relativamente vicina a Milano, e in -o per i paesi della Lombardia occidentale come Gallarate ( = Galaro) e Olgiate ( = Olgio).
Anche il suffisso -ascus e di origine ligure e secondo Olivieri “aggiunto a nomi sia di persona sia di cosa… conservo qualche attitudine a formare delle derivazioni aggettivali” mentre per il Rohlfs “che esso esprima appartenenza risulta chiaro dai moderni esempi italiani “bergamasco”= di Bergamo, “comasco ” = di Como” e “si può supporre che nei territori dove i Liguri rappresentavano l’antico elemento autoctono, questo suffisso figure sia stato assunto dalle popolazioni celtiche che li seguirono e dopo dai Romani”. In realtà i documenti più antichi cui si può far riferimento per un’indagine sull’origine del nome “Lainate” e di cui più avanti parleremo più diffusamente sono i seguenti:

  1. la antica pergamena dell’anno 867 (citata da Olivieri), in cui si parla di “Via Latenasca”;
  2. un atto di vendita del gennaio del 1012 e un contralto di affitto del 12 maggio 1042 in cui troviamo “loco Ladenate”;
  3. una pergamena datata 24 gennaio 1080 in cui si legge “Via Ladenasca”;
  4. la bolla di Alessandro III del 2 aprile 1169 in cui si trova “Ledenate”.

Secondo il prof. Marinoni, già docente di filologia romanza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la scelta della desinenza era a cure del redattore, senza alcuna conseguenza glottologica, in quanto i contadini che si presentavano come testimoni alla stesura di un atto possedevano un lessico personale di non più di 300-400 vocaboli dialettali, perciò i notai traducevano con notevole difficoltà in lingua scritta la parlata di costoro e la completavano di desinenza a loro giudizio.

Fatta salve l’origine della radice da un predio latino “Laten” con significato di “ladino”, “latino”, le diverse versioni dipendono da come venivano scritte le differenti fonetizzazioni.
Possiamo quindi concludere che per lo stesso motivo il nome appare in forma diverse nel corso dei secoli e diventerà “Leina” in un atto del 1254 e addirittura “Lenna” in una carta del XVII secolo.

Per chiarire infine il passaggio da “Latenasca” a “Ladenasca” e quello da “Ladenate” a “Lainate” ricorriamo a elementari leggi di glottologia e filologia romanza per cui per lenizione la consonante sorda intervocalica “t” si sonorizza in “d” (Latenasca ~ Ladenasca) e la “d”, a sue volta fra vocali, si dilegua mentre la “e” si chiude in “i” (Ladenate ~ Lainate).
Per quanto riguarda i nomi delle frazioni che in tempi diversi appartenne. Si può quindi affermare che nel no- ro a Lainate differenti sono le oligisto cave -asca e desinenza aggettiva- ni. Per il Serra “Grangia” è un nome di via, mentre -ate e desinenza di dei nomi di origine francese, atti ad luogo, località (accompagnato o me- indicare i limiti dell’influenza degli ordini monastici benedettini e cistercensi”.
Effettivamente in età medievale con il termine “grangia” si indicava il luogo di lavoro e domicilio di una comunità religiosa ad economia agricola: le strutture ancora evidenti di una fattoria con chiesa e lazzaretto, testimonierebbero la presenza di una comunità di questo tipo, probabilmente legata agli Olivetani del Monastero di Santa Maria Incoronata di Nerviano. È inoltre evidente che il nome “Pagliera” ricorda il pagliaio ubicato a debita distanza dalla fattoria di residenza, onde scongiurare pericoli e danni degli incendi provocati dalla autocombustione del fieno e cosi frequenti un tempo.
In “Passirana” Olivieri ravvisa un aggettivo con suffisso -anus indicante possesso, che trae origine da un gentilizio “Passerius”, antico possidente del luogo. Per “Barbaiana” infine rimandiamo allo studio completo ed esauriente di E. Gianazza in “Momenti di un incontro”, pubblicato a cura del Banco Lariano nel 1983, che formula più ipotesi: che il nome derivi dall’unione del gentilizio “Barbilius” con il suffisso “-ana”, che si sia formato invece da un prefisso “Bar” indicante “luogo sterposo” o che derivi invece dal latino “Barbarorum Janua” (= Porta dei Barbari).

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Ultimo aggiornamento: 17/07/2023, 12:30

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