Le Origini

Cos'è

Per molti secoli il quadro della vita di un paese è dato dall’analisi di documenti redatti per conto di istituzioni clericali, in quanto l’autorità religiosa si era sostituita a quella civile fin dall’epoca del crollo dell’impero romano.
Anche i primi documenti che abbiamo riguardo al territorio di Lainate sono di questa matrice.
Il più antico è stato rinvenuto presso l’archivio del Capitolo del monastero di S. Ambrogio e trattasi di una pergamena ben conservata, di sette pelli, datata 867.
II documento redatto per una divisione di beni tra la Basilica di S. Ambrogio e la chiesa dei Santi Nabore e Felice riguarda anche un appezzamento sulla “via Latenasca”.

Al termine dello scritto il notaio appone uno schizzo acquarellato ove sono riprodotti il percorso della Via Latenasca, congiungente Hudrugium (Origgio) a quella che riteniamo possa essere la cappella dell’antico abitato di Lainate, e, in verde, le macchie di quel complesso boschivo che si estendeva dalle Groane all’Olona. É quindi certo che il Monastero di S. Ambrogio in Milano, fondato alla fine dell’VIII sec., già aveva, o comunque cominciava ad avere da questo momento, possedimenti nel territorio di Lainate.

Abbiamo poi notizia di una vendita effettuata nel gennaio del 1012 da Ambrogio, prete dei Decumani della chiesa milanese, officiale della Basilica di San Vittore, di legge longobarda e figlio del fu Adraldo, del luogo di Lainate, e di un contratto di affitto stipulato il 12 maggio 1042 fra la Badessa del Monastero Maggiore di Milano e il mugnaio Angelberto figlio del fu Angelberto di Lainate.

Sempre dal monastero di S. Ambrogio proviene una mappa arrotolata, in cui si legge che in data 24 gennaio 1080 un tale “Bonizone del fu Amizone del luogo di Rho, di legge longobarda, vende ad Adamo prete, officiale della chiesa di S. Vittore di Rho e figlio delfu Pietro tutte le case che egli possiede nel castello del detto luogo”.
Poiché descrivendo case e campi di cui sopra si dice che uno di questi campi si trova “in via Ladenasca” in Rho, se ne deduce che l’antica via in questione congiungesse Origgio a Rho passando attraverso il territorio di Lainate da cui prendeva o a cui dava il nome (Trattasi di un tratto dell’antico Cardo maximus con direzione Nord-Sud).

In una bolla, inviata da Benevento il 2 aprile 1169 da papa Alessandro III per concedere “alla Chiesa di Nerviano il privilegio di poter incontestabilmente ritenere tutti i beni e le proprietà (bona et possessiones) che detiene al presente e che avrebbe potuto ottenere in futuro per concessione pontificia, regia, di un princeps, di fedeli o comunque iuste et canonice”, si legge: “In quibus haec proprius duximus exprimenda vocabulis videlicet:… in Ledenate ecclesiam s. Victoris et s. Petri;…”.
Abbiamo qui conferma del fatto che Lainate esisteva come nucleo abitativo (“in Ledenate”) e aveva una chiesa (“ecclesiam s. Victoris et s. Petri”) che dipendeva dalla parrocchia-pieve di Nerviano.

Ne “Gli Atti del Comune di Milano nel secolo XIII” a cura di M. Franca Baroni e citato un documento datato 17 dicembre 1232. Consta della sentenza del Console di giustizia di Milano Lantelmo de Concorezo “nella lite fra Ambrogio de Lomatio sindaco della chiesa di s. Ambrogio da una parse e Giovannibello, Guglielmotto e Giovannino detti Ballerii e Marro Banfo di Caronno dall’altra” riguardo a terre “iacentes in territorio loci de Carono”.
Vi si legge: “…octavus campus dicitur ad Pescinam Ladonascam, cui est a mane Andrioli de Silva, a meridie territorium de Ladenate, a sero Obizonis Mainerii, a monte Petri de Udrugio, et est pertice septem;…”. Questo atto ci sembra importante in quanto cominciano qui a prendere forma i confini fra i territori di Lainate e Caronno.

Altre preziose informazioni sono reperibili in una serie di antichi testi che elencano chiese, cappelle e altari del milanese.
Dal “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” attribuito a Goffredo da Bussero (XII-XIII secolo) apprendiamo che “in pago de ladenate plebis nerviani” sorgevano una chiesa dedicata a Sant’Andrea, una dedicate a San Vittore, una dedicate al Salvatore e una dedicate a San Pietro con altari dedicati a San Michele e a San Jacopo Zebedeo.
Una “capella de S. Victore Martire” tassata di fire 5 soldi 3 denari 0, appare anche in “Elencus Cleri Mediolanesis” del 1300, mentre una “Capella S. Petri de Ladenate” è citata in “Notitiae Cleri Mediolanensis de anno 1398 circa ipsius immunitatem” per una tassazione di fire 6 Soldi 3 denari 1 (La moneta fin dall’epoca carolingia era rappresentata dalla lira divisibile in 20 soldi, divisibili a loro volta in 12 denari di 2 oboli ciascuno.)
Infine nell’archivio di Stato di Milano sono conservate le pergamene che riportano i nomi dei notai che svolsero la propria attività in territorio di Lainate o qui venuti occasionalmente per redigere qualche atto.

Lainate entra quindi nella storia: esiste ed esistono documenti che lo provano.
E ancora probabilmente un piccolo villaggio di case sorte intorno a cappelle sparse nella campagna, ma i confini del nostro territorio sono ormai ben delineati e già si possono individuare i primi agglomerati che solo col tempo si trasformeranno nel comune vero e proprio e nelle frazioni. I campi coltivati sono aumentati, ma i boschi continuano a essere così vasti da spingere il notaio, cui dobbiamo la nostra prima citazione storica, a segnalarli nella sua mappa, dove Lainate e ancora tanto più piccola di Origgio.
Non è però un quadro idilliaco: in quegl’anni bande di soldati e di sbandati piombavano come falchi incendiando, depredando e seminando morte e violenza. In una terra di confine e di passaggio come la nostra, quanto terrore dovettero provare gli abitanti durante le incursioni barbare o le guerre dei Comuni contro il Barbarossa? La povera vita del villaggio quante volte fu sconvolta dall’improvviso sopraggiungere di uomini armati che si impadronivano del raccolto, violentavano le donne, uccidevano chiunque si opponesse alla loro prepotenza? Quanti documenti sono andati persi in quelle scorrerie e quante volte gli uomini tornarono caparbiamente a riparare, costruire, seminare?

Il paese diventa nel frattempo una realtà anche per la legge: ed è la legge economica la prima a “fare storia” perché sono contratti di affitto o atti di compravendita i primi documenti in cui appare il nome di Lainate, cosa che non ci deve stupire dato il carattere amministrativo e non militare che assunse il sistema feudale in Italia.
Grazie alle poche e rare informazioni che ne ricaviamo, scopriamo che persino il grande monastero di S. Ambrogio possiede un terreno in zona e che il figlio del lainatese Adraldo divenne addirittura uno dei protagonisti della Chiesa milanese, se fece parse degli incaricati della riscossione della “decima”, cioè la decima parte del reddito delle terre, che i cristiani a partire dall’VIII secolo versarono alla Chiesa come compenso per le proprietà che le erano state tolte.
Nascosto dietro l’arido linguaggio burocratico intravediamo spaccati di vita quotidiana, ma soprattutto uomini veri, lontani nel tempo ma non per questo meno vivi: come il “mulinaio Angelberto”, che rivive ancora oggi bianco di farina di fronte alla badessa del Monastero Maggiore di Milano, o come quei notai, che emergono con l’autorità di chi conosce la legge in un momento in cui la legge è solo un’utopia o un tentativo disperato di sopravvivenza di fronte alla prepotenza del più forte.
Ma è sempre la Chiesa la grande protagonista di questi secoli: sostituitasi a uno Stato assente, a rappresentare il diritto e l’assistenza ai poveri, è la prima a creare comunità anche da noi intorno a quelle cappelle pronte a trasformarsi in parrocchie.

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Ultimo aggiornamento: 17/07/2023, 12:42

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